Quali sono le migliori batterie elettroniche Roland?
Le migliori batterie elettroniche ieri e oggi
La batteria elettronica è diventata sempre più popolare tra i batteristi di tutto il mondo. Questi strumenti offrono una serie di vantaggi, come la possibilità di suonare a volume ridotto, la facilità di registrazione e l’accesso a una vasta gamma di suoni.
In questo contesto, scandito da esigenze spesso di tipo “pratico”, più che musicale in senso stretto, Roland e Yamaha hanno investito in modo massiccio per rispondere ai bisogni di milioni di musicisti in tutto il mondo.
Da appassionato di batteria ho pensato di condividere con voi una serie di fatti e riflessioni su questi due colossi della musica, che da decenni ci regalano gioiellini per farci suonare e divertire.
Yamaha e Roland – Storie parallele
Quando si parla di batterie e – più in generale di musica – Yamaha è un nome che si sente ovunque e di frequente. La storia di questo brand ha segnato generazioni di musicisti e rimane oggi uno dei marchi più apprezzati nel panorama musicale mondiale.
Chitarre e bassi, batterie, pianoforti e tastiere, archi, fiati, sistemi P.A., accessori e molto molto altro, costituiscono una parte dell’universo Yamaha, che comprende molti altri settori come l’home entertainment ecc.
In questo mondo di ritmo e note, il settore batterie Yamaha è da sempre al passo coi tempi. Da anni questo brand giapponese produce modelli di successo sia in ambito strumenti acustici che elettronici. La gamma di batterie elettroniche Yamaha offre un’esperienza di suono e un realismo eccezionali, soddisfacendo le esigenze dei musicisti professionisti e degli appassionati di musica di tutto il pianeta.
La storia di Roland non è certo meno prestigiosa, benché sia più recente, essendo iniziata nei primi anni ’70 del secolo scorso. Questo brand merita sicuramente il massimo rispetto per avere avuto sempre la capacità di innovare ed imporsi sul mercato.
Vediamo insieme alcune delle batterie elettroniche di maggior successo e proseguiamo col nostro racconto …
Roland VAD506
La VAD506 è la soluzione ideale per tutti i batteristi che cercano la presenza scenica di una batteria acustica completa, senza rinunciare al comfort di un kit elettronico. Questo set di alta qualità è composto da cinque pezzi con fusti in legno di profondità standard e finiture di alta qualità.
I fusti sonomontati su supporti cromati a doppio sostegno e difficilmente distinguibili nell’aspetto da una batteria acustica. La combinazione della moderna tecnologia di sensori digitali Roland e del modulo di batteria TD-27 offre un suono e una risposta che catturano ogni colpo, ogni ghost note, ogni roll e swell con incredibile dettaglio ed espressività.
Roland VAD307
La Roland VAD307 è il tuo punto di ingresso ideale nel mondo delle batterie elettroniche con design acustico. Offre suoni di qualità Roland, grande divertimento e un look sorprendente, in uno spazio ridotto. I pad con Mesh Head e i nuovi pad per piatti ti offrono una sensazione autentica mentre suoni o fai pratica.
Il modulo sonoro TD-17 con l’aggiornamento V2 è dotato di funzioni pratiche e di un motore sonoro di alta gamma. Perfetta come drumkit per casa, sala prove, registrazione domestica e palco, la Roland VAD307 E-Drum ti offre ottimi suoni, molte funzioni avanzate e un’operatività intuitiva.
Roland TD-07KV
Scegli la qualità Roland con la nuova TD-07KV, dotata delle leggendarie pelli Mesh a doppio strato, una suonabilità ed espressività superiori – Audio & MIDI Bluetooth – USB per registrare dati audio, MIDI e molto altro!
Yamaha DTX8K-M
Se preferisci il suono Yamaha prova la nuova DTX8K-M, modello di fascia medio-alta della casa giapponese, nella sua meravigliosa finitura real wood.
Yamaha DTX402K
DTX402K, un set completo con 415 Voci di qualità, 10 Kit di Batteria già presenti e modificabili, 10 Funzioni di Training e App iOS/Android Compatibili.
Il grande lavoro svolto nel tempo da Roland ha consentito di raccogliere la fiducia di milioni di musicisti, performer e addetti ai lavori. Proprio di recente, nel corso del 2022, Roland ha anche perfezionato l’acquisizione del marchio Drum Workshop, meglio noto come DW, coronando così a pieno titolo l’accesso di Roland nel mondo delle batterie acustiche.
Nel mondo della batteria, DW non ha certo bisogno di presentazioni, trattandosi di un marchio che ha già scritto autonomamente tante pagine di storia. Ma guardando a tale acquisizione da un punto di vista commerciale, questo matrimonio Roland-DW non fa una grinza.
D’altra parte, a livello di tradizione Yamaha non è certamente seconda a nessuno, specie in tema di batterie acustiche. La sua vocazione a 360° (nel mondo strumenti musicali ma non solo) ha reso l’azienda di Torakusu Yamaha forse meno “reattiva” nel rispondere alle esigenze di alcune nicchie di batteristi, per quel che riguarda il comparto elettronico. Questa sensazione non è suffragata da statistiche di mercato, tuttavia è un’opinione che ho ascoltato spesso, specie in alcuni periodi storici, in cui i percorsi di Yamaha e Roland hanno avuto ritmi differenti.

Yamaha vs Roland – scontro fra titani
Fino a qualche decennio fa, il mercato delle elettroniche era sostanzialmente diviso tra due marchi: Yamaha e Roland. Questi due colossi nipponici erano e sono rimasti l’unica scelta di qualità del settore, fino all’avvento di una vasta serie di nuovi modelli proposti da altri produttori. A partire soprattutto dai primi anni 2000, il mercato è stato invaso sia da marchi storici, con una lunga tradizione nel mondo batteristico (si pensi ai modelli Pearl), sia da brand emergenti (ATV, Efnote e altri) che hanno saputo sfruttare collaborazioni vincenti: basti pensare a quelle con produttori di componenti essenziali, come l’elettronica dei moduli sonori o le parti metalliche dell’hardware.
Le nuove proposte
Così, il mondo delle batterie elettroniche si è arricchito di prodotti realizzati da altri marchi del mondo musica, come Pearl, Alesis, Gewa, Efnote, ATV, Drum-tec e molti altri.
In questi anni risulta molto popolare il marchio Efnote, che sta sfornando modelli di altissima qualità, alcuni dei quali con prezzi che si aggirano nella fascia oltre i 3000 euro, stuzzicando l’idea di un confronto con la serie VAD di Roland.
Insomma di fronte ad una Efnote non ci resta che dire chapeau!
Nonostante questi marchi abbiano un ottimo appeal nel settore musica, bisogna ammettere che molti di essi, fino a pochi anni fa, nel settore batterie elettroniche sostanzialmente non erano presenti sui radar.
Diciamo che alcuni marchi di batterie oggi considerate top, neanche esistevano negli anni in cui Yamaha e Roland già producevano modelli di successo.
Eppure tutti questi brand hanno fatto molta presa in Italia, grazie a politiche commerciali ben fatte e a un rapporto qualità-prezzo spesso encomiabile.
Un noto produttore del mondo musica che ha certamente fatto un eccellente lavoro è Alesis. Ciò si è tradotto sia in termini di qualità degli strumenti sia in termini di commercializzazione di prodotti a prezzi ragionevoli.
Alesis Drums Strike Pro
Alesis Drums Crimson II SE
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Roland e Yamaha secondo gli addetti ai lavori
In questo panorama, sento sempre meno parlare di Yamaha, rispetto all’agguerrita concorrenza. Non avendo dati statistici in proposito mi baso esclusivamente su ciò che sento dire ad altri batteristi o sui discorsi che ascolto nei vari negozi, da diversi anni a questa parte.
Personalmente ho provato svariati modelli diversi, di marchi come Alesis, Gewa e Pearl, per citarne alcuni, quindi parlo per esperienza diretta: Yamaha è a pieno titolo ancora al top nella categoria batterie elettroniche.
E Roland? Beh, continua a restarci da protagonista assoluta!
Tuttavia, la mia personale sensazione è che oggi in Italia si tenda a preferire Roland “a prescindere”, senza entrare nel merito delle caratteristiche e del suono. Attenzione non dico che Roland non sia una scelta eccellente, né sto emettendo una sentenza a favore di Yamaha.
Sto dicendo che, per la mia esperienza, sento molti insegnanti di musica, appassionati ecc. che spesso dicono direttamente “scegli Roland o Efnote!”, piuttosto che altri modelli, quasi etichettando Yamaha come una “nota seconda scelta”.
Con ogni probabilità questa tendenza trova origine in scelte commerciali prima ancora che tecniche. Anche in questo caso però, quanto sto per scrivere va preso con le pinze.
Approfondiamo insieme questi aspetti commerciali.

Yamaha o Roland? – Scelte tecniche e marketing
Come detto, fino a una dozzina di anni fa, sostanzialmente il panorama era diviso tra Roland e Yamaha e ciascuno dei due brand portava avanti il settore in modo eccellente. Ad un certo punto Roland decide di puntare forte sulle pelli mesh, considerate largamente superiori rispetto ai pad in gomma, che negli anni avevano dominato la scena.
Sebbene anche Yamaha in un certo periodo si fosse prodigata in tal senso, come nel caso della DTXtreme I, successivamente la tendenza cambiò. Mentre Roland rimase coerente con tale scelta commerciale e quindi investi in questo tipo di soluzione tecnica, migliorandola sempre più, Yamaha fece marcia indietro abbandonando le pelli mesh.
I successivi modelli top di Yamaha come DTXtreme II e III furono infatti prodotti con pad in gomma. Questi erano sicuramente più evoluti rispetto ai precedenti pad in gomma che si fossero già visti, essendo multi-zona e con la manopola per l’accordatura, ma tale scelta segnò uno “strappo” con i musicisti, che mostravano già da tempo un’evidente preferenza per le pelli mesh. Così, le scelte dei batteristi si orientarono decisamente di più verso Roland.
Il passaparola è la migliore pubblicità
Da allora tra i due brand si creò un divario. I consigli che i batteristi si davano fra loro sul tema delle elettroniche, furono sempre più propensi verso i modelli Roland e si sviluppò quella sorta di “parere automatico” a cui avevo accennato prima; cioè qualcosa del tipo: “mi consigli un’elettronica? Vai tranquillo su Roland!”.
Ma come si sa, il cosiddetto “passaparola” è una potente forma di pubblicità e in tal senso va dato onore al merito di chi riesce a generarlo.
Mentre lato domanda si verificava questa inevitabile tendenza, Yamaha fece un’audace scelta commerciale e tecnica, sviluppando i nuovi pad con un sistema brevettato che chiamò TCS, ovvero Textured Cellular Silicone (sostanzialmente una miscela a base di silicone per dar vita ad una nuova superficie) che venne implementato nei successivi modelli top come la serie DTX 900 prima e nella fascia media DTX 700 poi.
Sostanzialmente Yamaha, di fronte al successo Roland, decise di fare “all-in” puntando tutto sul brevetto TCS, nella speranza di imporsi sul mercato, recuperando così terreno rispetto alla rivale storica.
La strategia Yamaha a quel punto sembrava chiara: impongo il mio brevetto sul mercato e appena i musicisti ne colgono la qualità mi accaparro una bella fetta di torta, dato che il TCS ce l’ho solo io.
Già … ma se poi non piace?
In parte ciò accadde: almeno come “premio” per aver investito in innovazione, Yamaha riuscì a riprendersi quote di mercato, tuttavia Roland andava veloce e non stava certo a guardare.
Mentre Yamaha faticosamente introduceva i nuovi modelli con pad in TCS, Roland beneficiava della grande notorietà dei suoi pad mesh e puntava tutto su qualità del suono, tecnologia delle centraline e aspetto dei propri strumenti.
Roland: innovazione e look con la serie TD
Negli ultimi anni Roland ha ampliato progressivamente le dimensioni dei pad, facendoli diventare man mano dei “mezzi-fusti”, allargando le casse, superando così il concetto di kick-pad tradizionale ed evolvendolo verso l’idea di cassa elettronica.
Con la serie TD arrivano dei superlativi rullanti da 14″ che fanno sentire il batterista a casa sua. I moduli sonori diventano delle vere e proprie macchine perfette, con suoni di qualità eccezionale, possibilità di modificare minuziosamente il suono e connettività completa. La serie TD raggiunge livelli mai visti prima.
Ci si aspettava una risposta immediata di Yamaha, per dimostrare che in quegli anni si fosse investito in innovazione. Invece per qualche tempo Yamaha rimase ferma sui suoi modelli DTX delle serie 900 e 700.
Yamaha vs Roland – Le nuove DTX e VAD
La spinta di Roland non si arrestò praticamente mai, passando dall’uso del legno al posto della plastica per la realizzazione dei fusti, i quali ampliarono le proprie misure passando da piatti a mezzi-fusti, a fusti standard con l’attuale serie VAD – acronomio di V-Drums Acoustic Design – apprezzatissima da tutti i batteristi.
In questo processo Yamaha ha mostrato di adattarsi con maggiore lentezza al cambiamento, faticando a proporre novità, ma mantenendo comunque un elevato livello di qualità.
Alla fine, qualche anno fa, Yamaha decide di fare un nuovo dietrofront, probabilmente sulla scia di ragioni di brevetto nelle quali preferisco non addentrarmi.
Le nuove DTX
Quel che è certo è che con la serie DTX8K e DTX10K Yamaha torna prepotentemente con le pelli mesh e introduce i mezzi fusti al posto dei pad. Non solo, perché decide di fare di più: insomma o la va o la spacca. Yamaha propone i modelli 8 e 10 entrambi con la possibilità di scegliere fra mesh o il marchio di fabbrica TCS. Sostanzialmente il concetto sembrerebbe essere che Yamaha crede fortemente nelle batterie in TCS, infatti le propone ad un prezzo maggiore, tuttavia accontenta anche la massa con le tanto stimate pelli mesh.
Ecco che le attuali offerte DTX8 e DTX10 vengono offerte in versione X, ovvero in TCS, oppure M che sta per mesh, appunto.
Non solo. Nel tentativo, probabilmente commerciale, di recuperare un po’ di terreno, Yamaha decide di reintrodurre i fusti in legno. Si potrebbe pensare che in tal senso abbia voluto “copiare” Roland, ma in realtà già con la serie DTXtreme I Yamaha aveva fatto questo tipo di proposta: fusti piccoli con pelli mesh. In effetti, a ben guardare l’attuale DTX10K viene in mente proprio la vecchia DTXtreme I, di cui riprende gran parte del look. Il modulo invece è tutta un’altra storia.
Varie voci di corridoio, come accennato, raccontano di questioni di brevetto e vere e proprie battaglie di marketing per offrire la tecnologia più apprezzata dai batteristi. Non è chiaro cosa sia accaduto realmente sul fronte brevetti e ciò non rientra nell’intento di questa analisi. Lasciamo agli esperti e ai responsabili territoriali dei marchi la possibilità di chiarire questi aspetti.
Resta il fatto che a noi appassionati e musicisti, interessa cosa questi strumenti offrano oggi a noi.
V-drums acoustic design
La serie VAD di Roland rimane probabilmente inarrivabile per chiunque. Questa serie punta forte sulla qualità e sul concetto di batterie che assomigliino il più possibile a quelle acustiche. Non a caso anche i modelli più economici delle attuali VAD hanno una cassa di dimensioni notevoli, quasi a ribadire l’impatto visivo che questi strumenti devono proporre su un palco.
Yamaha invece, pur aumentando le dimensioni dei tamburi, ha deciso di rimanere in un range classico da batteria elettronica, quindi non superando i 12 pollici di diametro.
Vero è che la batteria elettronica nasce per adattarsi anche a contesti meno spaziosi, tuttavia, considerando le imponenti dimensioni del nuovo rack della DTX10K, alla fine la superficie occupata dalla batteria rimane più o meno quasi la stessa di quella occupata da un’acustica. Personalmente reputo questo rack eccellente e credo che Yamaha faccia bene a proporlo, ma va considerato un ingombro non indifferente.
La regina delle batterie elettroniche
Nel modello top di Roland, la serie 700, il marchio ha concentrato tutta la sua esperienza e tecnologia per offrire uno strumento stellare (a prezzi stellari). Poi c’è la serie 500, un po’ più economica, ma con un livello qualitativo che rimane elevatissimo. Non è facile districarsi nelle serie Roland in quanto vi è una grande varietà di combinazioni fra moduli sonori e fusti. Yamaha in tal senso è più lineare e propone meno varianti.
Bisogna tenere inoltre presente che rimane in commercio l’acclamata serie TD di Roland, che utilizza i medesimi moduli sonori delle VAD, ma anziché montare i medesimi fusti di dimensioni standard, inserisce nei kit i mezzi fusti o i vecchi pad.
Il modulo top è il TD-50X, seguito dal TD-27 e dal TD-17. Combinando i moduli con i fusti si trovano in commercio diversi kit, tutti di grande qualità. Per caratteristiche sicuramente la DTX10K di Yamaha rimane tra i modelli top in commercio, ma se paragonata a Roland si presta meglio al confronto con la TD-50X.
Per saperne di più sulle ammiraglie Roland e Yamaha leggi questi articoli:
- La migliore batteria elettronica Yamaha: la DTX10K
- La migliore batteria elettronica
Yamaha vs Roland – i drum pad
Sul fronte drum pad la sfida è rimasta in piedi fino a un certo punto, ma poi non c’è più stata partita, almeno fino ad ora. Yamaha propone da parecchi anni il modulo DTX Multi 12, (che ho avuto per un paio d’anni). Ottimo strumento con la solita qualità sonora di Yamaha. Altri punti a favore sono il numero di pad, ben 12 e la possibilità di collegare pad esterni per creare un mini-kit elettronico. Io ad esempio ci collegavo un kick-pad e un hi-hat esterni e ho fatto tranquillamente diverse serate in piccoli locali.
Ma tornando al merito della “sfida”, Yamaha in questo settore è sostanzialmente ferma al Multi 12, a cui possiamo aggiungere la DD-75 che rientra in un comparto per principianti o bambini. Se ci spostiamo in casa Roland il discorso cambia: questo brand ha avuto la saggezza di innovare e proporre nuovi modelli.
Oltre ai modelli come HandSonic e Octapad, Roland ha realizzato la serie SPD, che propone un modello di fascia medio-alta ed un top assoluto. Si tratta di SPD-SX ed SPD-SX PRO che completano un’offerta davvero ricca e di gran lunga al passo con i tempi, sia in termini di suono che di interfaccia e funzionalità.
Roland SPD-SX
Roland SPD-SX
Roland Octopad
Per saperne di più sui modelli SPD leggi l’articolo sul migliore multipad.
L’ibrido
Nel settore batterie ibride e controllo trigger è “guerra” aperta. Yamaha vive di rendita dopo la geniale creazione di EAD10: il primo (e fino ad ora unico) modulo in grado di microfonare la batteria con un kit minuscolo e pronto all’uso. Il prodotto è in commercio da anni ed apprezzato da migliaia di musicisti.
Roland ha deciso di investire sul controllo trigger puro, realizzando un oggetto meraviglioso, il TM-6 Pro, cui collegare una serie di trigger esterni (venduti a parte) per creare una batteria ibrida dalle mille possibilità creative.
Il parere del Marcellaio
Insomma, sia in ambito batterie di livello medio-alto sia in ambito trigger e batterie ibride la sfida è ancora viva e in attesa di ulteriori sviluppi.
Da un punto di vista qualitativo questi due produttori hanno dimostrato di essere sempre stati sul pezzo, realizzando strumenti di grande qualità e affidabilità. Sul piano commerciale e della reattività rispetto al mercato, Roland ha sempre dato la sensazione di avere un’attenzione particolare e grande reattività, proponendo sempre nuovi prodotti per rimanere al passo con i tempi.
Da questo punto di vista Yamaha ha mostrato di essere un passo indietro, probabilmente anche per ragioni industriali che non tocca a noi approfondire. Resta il fatto che si tratta di un brand con un’offerta sconfinata, non solo in ambito batterie e strumenti, ma anche in molti settori affini e collaterali al mondo musica.
Ciononostante, possiamo essere tutti d’accordo sul fatto, che acquistare uno strumento Yamaha o Roland, a prescindere dai gusti, metta chiunque nelle condizioni di non avere rimpianti.
Non sappiamo ancora quali sorprese metteranno in commercio questi due titani della musica, ma certamente siamo tutti curiosi di sperimentare con ulteriori strumenti e accessori Yamaha e Roland.
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